giovedì 23 giugno 2011

Gianni Spina intervista Roberto Jonghi

Milano, giugno 2011
Intervistiamo Roberto Jonghi Lavarini, 39 anni di età anagrafica, 25 anni di militanza politica nella destra (MSI e AN), ora esponente del PDL. Non ricopre alcuna carica ufficiale ma è noto ed ascoltato per il suo attivismo, i suoi blog e le sue esilaranti comunicazioni email che fustigano la politica milanese, senza risparmiare critiche a nessuno, nemmeno ai vertici del suo partito.

Il centro-destra ha perso Milano, la sua roccaforte, un simbolo sia per Berlusconi che per la Lega. Quali sono le sue valutazioni?
A Milano non ha vinto la sinistra ma ha clamorosamente perso la destra per colpa di scelte e candidature sbagliate che hanno trasformato il crescente disagio del nostro elettorato in astensione.  Abbiamo deluso i nostri sostenitori e sbagliato campagna elettorale, sia nei toni che nei contenuti, mentre Giuliano Pisapia è riuscito a unificare, entusiasmare e mobilitare tutta la sinistra. Il PDL ha bisogno di un vero rinnovamento politico, anche nominale e generazionale, che assicuri partecipazione, trasparenza e meritocrazia. Il Presidente Silvio Berlusconi ha il diritto-dovere di governare e di attuare il programma elettorale e le necessarie riforme, istituzionali e fiscali, ma il centro-destra deve scegliersi, attraverso le elezioni primarie, un nuovo candidato ed una nuova classe dirigente. Unica riforma elettorale assolutamente necessaria è l’abolizione delle liste bloccate e la reintroduzione del sistema delle preferenze a tutti i livelli.
Secondo Lei come sarà il nuovo governo di Milano?
Il nuovo Sindaco ha appena nominato la giunta comunale,  escludendo gli estremisti (comunisti, radicali e Di Pietro) e premiando i cattolici progressisti ed i poteri forti. Nel futuro, il radical-chic Pisapia (mio vicino di ombrellone a Santa Margherita Ligure) sarà più  influenzato dalla Curia, dai banchieri, dall’alta finanza e dai grandi costruttori, piuttosto che dai suoi vecchi compagni di Rifondazione e del Leonkavallo. Vedremo cosa faranno, la loro compagine politica è estremamente variegata, per ora hanno annunciato solo aumenti delle tariffe ed il sostegno economico al Gay Pride.
A Milano si è votato, oltre che per i quattro referendum nazionali, anche per cinque local. Lei che scelte ha fatto?
Io sono andato a votare: due si a sostegno dell’acqua pubblica come bene naturale e primario, e due no, per difendere la ricerca nucleare e la stabilità del governo. Ora, in Italia non potremo costruire più centrali nucleari ma continueremo a comprare energia, a costi elevatissimi, dalle centrali dei nostri vicini che circondano la pianura padana, con il risultato di avere gli stessi rischi dei francesi, pagando l’energia più del doppio. Francamente mi sembra una cavolata…  A Milano si è votato anche per altri cinque quesiti promossi da Edoardo Croci (liberale e ambientalista di centro-destra) ed io ne ho sostenuti quattro (tranne quello sull’Ecopass) perché erano tutti rivolti al miglioramento della nostra città, del nostro ambiente e della nostra qualità della vita.
Cosa mi dice dei risultati elettorali della estrema destra?
La Destra di Francesco Storace ha preso lo 0,3%, Forza Nuova lo 0,4%, la Fiamma Tricolore non è riuscita nemmeno a presentarsi: questi dati si commentano da soli. Le permanenti divisioni della destra radicale risultano inspiegabili e sgradite al potenziale elettorato che preferisce votare per altri o astenersi. Per me si tratta di un capitolo definitivamente chiuso.

Ma anche i suoi candidati di Destrafuturo sono andati maluccio.
Decisamente si, non lo nego, ne prendiamo atto e ci attrezzeremo meglio per i futuro. Sono però contento del risultato di diversi amici, soprattutto giovani, che sono stati eletti nei consigli di zona. In particolare meritano di essere citati, come esempio positivo di nuova classe dirigente del PDL, Roberta Capotosti e Niccolò Mardegan, due giovani consiglieri provinciali di Milano, che hanno dimostrato, sul campo, oltre di essere bravi e capaci, anche di avere un reale consenso politico e popolare. Il PDL dovrà tenerne conto.
Sui giornali si è parlato molto dei rapporti tra estrema destra ed istituzioni ma anche delle forti tensioni fra i militanti di gruppi diversi, sfociate persino in aggressioni, perquisizioni e denunce.
Le tensioni sono fisiologiche in un mondo giovanile, idealista, forte e sano come quello della destra radicale, ma non vi sono mai state aggressioni violente, tantomeno denunce: sono comportamenti che non fanno parte del nostro DNA, del nostro codice d’onore, etico e cavalleresco. Sono solo fandonie per gettare discredito sulla nostra comunità politica. Punto!
Cosa mi dice del fenomeno nazionale Casa Pound Italia?
A Milano vi è un forte presenza di gruppi di destra, non solo partiti ma anche circoli, associazioni e movimenti. Casa Pound è sicuramente una buona idea ma troppo “romano centrica” per attecchire a Milano, a differenza di altre realtà emergenti che funzionano bene come, ad esempio, Lealtà ed Azione che è un fenomeno militante tipicamente lombardo. Comunque, ripeto, io, oramai da tempo, ho intrapreso altre strade, senza rancori e senza rimpianti, anzi mantenendo rapporti di amicizia e di collaborazione con i miei “vecchi camerati”. Ho deciso di navigare in mare aperto, di portare le nostre idee nel PDL e nel centrodestra, radicandole, non solo nella politica ma nella società italiana. La battaglia più difficile ed importante che dobbiamo portare avanti è quella culturale, della buona informazione e formazione dei giovani.
Azione Anifascista ha realizzato un dossier di 70 pagine sulla estrema destra a Milano, dove Lei è uno dei principali citati.
Si tratta delle loro solite “seghe mentali”: metodi vetero comunisti, analisi tragicomiche, informazioni assolutamente imprecise e datate, quando non completamente false. Sinceramente non riesco proprio a capire come possano perdere così tanto tempo a spiarci e schedarci, costruendo fantapolitiche trame nere. Penso si tratti di un fenomeno psicologico e patologico: la nostra esistenza è l’unica motivazione del loro agire, non sanno più cosa dire al popolo italiano. I compagni sono degli sfigati che, per sentirsi bene, hanno bisogno dell’antifascismo come i neonati del ciuccio. 

In internet abbiamo notato un suo super attivismo negli ambienti reazionari, blasonati e savoiardi come Patria e Libertà.
Sono vice-Presidente del Centro Studi Patria e Libertà, presieduto dal caro amico Conte Prof. Fernando Crociani Baglioni, persona di straordinaria umanità, galantuomo d’altri tempi, uno dei massimi esperti di ordini cavallereschi in Italia. Dopo una  rilettura critica di alcuni testi di Platone, De Maistre, Degrelle, Junio Valerio Borghese, Evola, Correa de Oliveira e Fisichella, ho, semplicemente, riscoperto le mie radici e la mia identità. Praticamente, sono tornato a casa, al punto di partenza, dal quale, a 14 anni sono partito per girovagare e conoscere tutta la destra italiana. Provengo da una antica famiglia Walser piemontese, legata alle proprie tradizioni, fedele alla Santa Chiesa Cattolica ed alla Corona, ho ripreso a frequentare vecchi amici di quel “piccolo mondo antico” che, nonostante tutti i suoi difetti, rappresenta ancora la Tradizione. Per me, ad esempio, essere Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, vuol dire, innanzitutto essere fedele ai principi spirituali di onore, cavalleria, aristocrazia ed impero della nostra tradizione europea e cristiana. Sono monarchico da un punto di vista meta politico, concettuale, filosofico, direi spirituale. In questa epoca ciclica di decadenza generale, rimango fedele a simboli e valori eterni, nonostante la loro incarnazione spazio temporale, non sia sempre all’altezza: si tratta di mantenere viva un fiamma ideale, trasmettendo questa fiaccola alle generazioni future, nella certezza che, prima o poi,  verrà utile per appiccare l’incendio della rivoluzione restauratrice.
Intervista a cura di Gianni Spina